San Giovanni in Fiore
San Giovanni in Fiore lega tutta la sua storia alla figura del suo illustre abate, Gioacchino da Fiore, tuttavia è possibile tracciare un percorso sulla fondazione vera e propria del paese o, come veniva chiamato una volta, del Casale di San Giovanni in Fiore che prende il nome dall’intitolazione della antica Chiesa, dedicata a San Giovanni Evangelista e dalla località di Fiore Novo in cui era stata ubicata la stessa, dal successore di Gioacchino, l’abate Matteo I. Le sue origini si evolvono in seguito nel 1500 con l’istituzione della Commenda dei beni badiali, proseguendo con la fondazione vera e propria del Casale che, nel tempo, ha assunto sempre più le caratteristiche di un centro abitato, per via della moltitudine di gente pervenuta da ogni parte della Sila. Fondatore del casale fu Salvatore Rota, originario di Napoli e quarto Abate Commendatario del Monastero florense. Egli riuscì ad ottenere, nel 1530 da parte del potente Re delle Due Sicilie, Carlo V d’Asburgo, un diploma ufficiale in base al quale si concedeva di costruire un casale con ampia autonomia, vincolato ad essere abitato da fedeli appartenenti a qualsiasi regno cristiano purchè amici e non tributari della Curia regia. Essi venivano esentati dal pagamento delle imposte per dieci anni e all’abate veniva attribuita la funzione giudiziale ordinaria sui nuovi abitanti.
L’imperatore in tal modo, approfittava della fondazione del nuovo casale per accogliere quei profughi non ancora censiti nel territorio del Regno. Questa azione incoraggiava le comunità limitrofe a stabilirsi nel nuovo abitato al riparo dai regimi fiscali esosi e dalle angherie feudali. Nel frattempo l’abate Rota grazie alla sua politica intraprendente, raddoppiava le entrate del monastero, restaurava la chiesa e, in un’iscrizione apposta su una lastra marmorea nei pressi della stessa, si presentava ai posteri come unico fondatore del paese. Alcuni tutt’oggi ravvisano in Gioacchino questa funzione, in realtà egli è solo fondatore dell’antico protocenobio sito in località Jure Vetere, andato distrutto e non del paese di cui con molta probabilità non previde la nascita. Con la stesura del diploma si dava così l’avvio alla nascita del nuovo centro urbano che viveva sotto il governo cittadino di un sindaco e di tre abitanti eletti dal popolo e approvati dall’abate. Gli abitanti del Casale diventavano vassalli, essi occupando il suolo, avevano degli obblighi nei confronti dell’abate al quale dovevano delle prestazioni in danaro, in natura e in giornate lavorative. Nel frattempo si presentava il problema della cura delle anime, poiché la vita nell’unico Monastero presente diventava caotica per via del progressivo popolamento del Casale. Fu così che l’abate Rota chiese ed ottenne il permesso di avviare i lavori di quella che diventerà la futura piazza del paese e dell’odierna chiesa-madre. Questa, brevemente, la fondazione del paese ad opera di un abate molto accorto e scaltro. L’origine della sua vicenda personale segna il tramonto dell’Istituzione Florense che viene ridotta ad un semplice pretesto per favorire gli interessi della Curia Romana e del Governo spagnolo.